La sfida di Gerusalemme by unknow

La sfida di Gerusalemme by unknow

autore:unknow
La lingua: ita
Format: epub
editore: Edizioni e/o
pubblicato: 2023-08-02T22:00:00+00:00


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A grappoli, pregando a pieni polmoni, i pellegrini intraprendono la salita della collina verdeggiante su cui li aspetta la chiesa della Visitazione.

Sono tornato a far parte della famiglia Pesce Rosso. Come al solito le mie labbra si muovono, le mie corde vocali ronzano, mormoro qualche Padre nostro e non pronuncio chiaramente né fino in fondo l’Ave Maria, la preghiera intonata dal nostro gruppo passo dopo passo, curva dopo curva, senza interruzione, fino a stordirsi.

La Visitazione… Ancora una volta si tratta di un episodio riferito dal solo Vangelo di Luca. Maria, incinta di qualche giorno, va a trovare la cugina Elisabetta, incinta di Giovanni Battista. Le due donne si abbracciano e, piene di meraviglia, contemplano le loro pance.

Spesso in Luca il testo ha un’intenzione più politica che storica. In realtà Elisabetta appartiene alla generazione precedente, tanto che Giovanni Battista nasce molto prima di Gesù, tuttavia Luca semplifica e condensa il quadro per far capire che il profeta ebreo annuncia effettivamente il Messia Gesù. Il bel momento femminile di Elisabetta che tasta soddisfatta ed emozionata i fianchi di Maria sta a significare l’Antico Testamento che accoglie il nuovo, l’ebraismo che sboccia nel cristianesimo.

Pur non essendo un appassionato di Luca mi piace molto questa scena, un “mistero gaudioso”, come si diceva un tempo, perché dà la parola alle donne e celebra la vita. L’Ave Maria è stata composta anche a partire dalle prime parole dette da Elisabetta nel ricevere la giovane, e il mio poco impegno nel recitarla dipende semmai dal seguito, dalla replica di Maria: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e santo è il suo nome. Di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore, ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili, ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote”. Questa dichiarazione, il più lungo discorso che Maria abbia fatto, risuona dentro di me in latino, Magnificat anima mea Dominum. Fin da giovane il Magnificat di Johan Sebastian Bach mi inebria. Le trombe squillano, i timpani vibrano sotto il mormorare dei legni, i violini lanciano scale di corde, fioccano le frasi dei coristi, i loro vocalizzi si sviluppano in volute, prosperano, si incrociano, formano un’architettura ampia, vibrante, cangiante: pieno e bonario, il cielo che ci ricopre ignora il vuoto. Bach ha saputo creare l’espressione musicale della gioia, ha composto un’esultanza per soli, coro e orchestra.

La chiesa della Visitazione illustra quest’euforia ascendente. Antonio Barluzzi l’ha immaginata come uno slancio, tutto si eleva, come in Bach. All’esterno, targhe di ceramica presentano l’inno in quarantadue lingue. Pur divertendomi a decifrarle, o a pronunciarle quando ci riesco, mi torna sempre in mente il latino, magnificat.

Una parola può essere definita capolavoro?

Questa comincia con la dolcezza di



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